sabato

31 Dicembre 2011 - Happy New Fear!


La fuga è stata difficile e terribile. Abbiamo preso uno dei nostri mezzi “corazzati”, scappando senza una meta, travolgendo i morti che si mettevano davanti a noi. Riesco ancora a vedere il loro sangue e le loro budella che si spiaccicano sul nostro parabrezza e colano via, come gelatina. Non sapevamo bene cosa stessimo facendo. Eravamo tutti sotto shock, almeno credo, alcuni di noi ci hanno messo qualche giorno a metabolizzare l'accaduto. Eravamo al centro di Napoli, vicino una stazione della metro, quando ci siamo fermati. Avevo nelle orecchie i battiti del mio cuore e il respiro affannoso dei miei “compagni”. Nessuno diceva una parola, ma quando il primo di “loro” ha dato un pugno al nostro mezzo qualcuno ha urlato, risvegliandoci da quella strana paralisi. Ho messo in moto, mentre i morti urlavano e colpivano il nostro furgone.
Non stavo pensando, volevo solo fuggire, o morire. Sono riuscito ad avvicinarmi abbastanza all'entrata di un palazzo, siamo scesi in tutta fretta e siamo entrati, sbarrando la porta. Lì dentro era buio, ma silenzioso. Non abbiamo osato accendere una luce, abbiamo cominciato a salire le scale. Qualcuno piangeva, soffocando i singhiozzi. Fuori si sentivano i morti urlare e fare un gran casino, agitati dalla nostra fuga. La mia intenzione era arrivare all'ultimo piano e barricarmi lì almeno per un po'.
Mi sembrava stranissimo che non ci fosse niente in attesa lì dentro, considerando anche il pungente odore che eravamo costretti a sopportare. Quell’odore ci diceva che qualcuno doveva per forza essere morto lì dentro, ma quanto all’assassino, nessuna traccia. La porta dell’appartamento del quarto, e ultimo, piano era solo socchiusa. Ho detto agli altri di aspettare sulla rampa di scale e sono entrato, come un cazzo di supereroe. Ho perlustrato l’appartamento cercando di non fare il minimo rumore, con tutti i sensi allerta e i nervi a fior di pelle. Lui stava nella camera da letto, fermo, immobile come una statua di marmo, emettendo solo dei bassi gorgoglii. Dopo 10 o 15 secondi lui si è accorto di me, ne sono sicuro da come si è girato, ma è stato in quel momento che mi sono accorto che non aveva gli occhi. Quello che ne rimaneva era incrostato sul viso, e aveva il segno visibilissimo di un morso sulla spalla. Non si muoveva, ma era come se stesse annusando, come se stesse scandagliando la stanza cercando qualcosa. Cercando me.

Poi mi sono accorto di una cosa.

Si stava decomponendo. La sua carnagione non era bianca come il marmo, come gli altri che ho visto, ma era diventata di un leggero verdastro, con la carne marcescente dove era lacerata da qualche ferita. In quel momento sono stato assalito dalla speranza che dopotutto qualcosa si può fare, che questi fottuti cadaveri non sarebbero andati in giro per sempre a lamentarsi e mangiucchiare le persone normali. Senza pensarci due volte gli ho spalmato il cervello sulla parete con un colpo della mia mazza da baseball e ho chiamato gli altri.

A quanto dice il calendario, se non abbiamo sbagliato i calcoli, è il 31 Dicembre 2011. Tra qualche minuto inizierà il 2012.

Buon Anno.

lunedì

? Dicembre 2012


Pensavo di aver perso questo quaderno durante i terribili giorni di Novembre. L'ho ritrovato per caso fra i miei pochi averi, quasi una settimana fa. Solo ora trovo il coraggio di fare un resoconto sul tremendo mese di Novembre e quello che ha significato per noi. Non so precisamente che giorno sia, dovrebbe essere il 10 o forse il 12 Dicembre. La pioggia batte forte sulle finestre dell'appartamento al quarto piano di un palazzo nel centro di Napoli in cui mi sono rifugiato con altre poche persone, sopravvissute come me. Le scale sono bloccate, loro non possono raggiungerci, ma comunque quasi mai si spingono fino a quest'altezza. A quanto pare le differenze di livello li disorientano. Ho letto e riletto queste pagine, tutto quello che ho sopportato fino ad ora, chiedendomi perché ci affanniamo così tanto. Perché io mi sono affannato così tanto. Qual è lo scopo? Non ci sarà niente dopo di noi, e quindi anche questo resoconto alla fin fine è inutile. A cosa dovrebbe servire?

A Novembre abbiamo visto la morte troppo da vicino. Le forti piogge hanno portato la morte fin dentro il Castello. La città si allaga e i fiumi immondi trasportano resti infetti.
Quando questo succedeva, ci spostavamo tutti ai piani superiori del nostro rifugio, e solo un paio di militari rimanevano ai piani inferiori, guardandosi bene dall'entrare in contatto con quell'acqua infetta, per evitare che un cadavere gironzolante sfruttasse l'occasione per entrare in una zona altrimenti ben sorvegliata.

Un solo errore, uno, e stavamo per buttare il sangue tutti quanti.

Durante l'ennesimo allagamento, l'acqua ha trasportato un mezzo cadavere fin nel cortile del Castello. Un bambino, non più di 5 o 6 anni, senza tutto quello che normalmente un corpo umano ha al di sotto del petto. Sembrava morto, veramente morto. Uno dei nostri ragazzi si è occupato di prenderlo e gettarlo in mare da un parapetto. Peccato che abbia tenuto per sé che prima di farlo, il piccolo bastardo ha aperto gli occhi e gli ha morso un braccio. Durante la notte si è scatenato l'inferno. Il ragazzo, oramai un morto vivente, ha seminato il panico, attaccando gran parte dei sopravvissuti.
Indovinate chi gli ha fracassato il cranio con una mazza?

I feriti stavano già sentendosi male. Terribilmente pallidi, con il bianco degli occhi esposto, deliravano e alcuni di loro vomitavano grumi intrisi di sangue. Prima che si rialzassero, io e gli incolumi siamo fuggiti, sbarrando l'entrata del dormitorio.