giovedì

28 Luglio 2011

Ormai è più di una settimana che siamo rinchiusi qui. Si è vero, dovremmo cercare un modo per andarcene, trovare un posto in cui la sopravvivenza sia assicurata, ma un po' di riposo ha fatto miracoli per tutti. Sembravamo dei relitti umani, ora perlomeno siamo un po' più tranquilli. Anche la vicinanza ci ha fatto bene, il fatto stesso di poter parlare con altri esseri umani.
Questo posto è abbastanza sicuro: le uniche entrate sono quelle principali, che sono sbarrate per bene, l'accesso secondario da cui sono entrato io, che è bloccato, e sul retro la zona di carico e scarico merci, che è sigillata da pesati saracinesche. L'unica via di accesso potrebbe essere il tetto, ma non penso che quei fottuti mostri abbiano la coordinazione necessaria per scalare la facciata di un edificio, e comunque la botola che porta sul tetto è chiusa dall'interno. Ma niente può impedire al puzzo dei cadaveri che si stanno putrefacendo sotto il cocente sole estivo di entrare e ammorbare il nostro apparato respiratorio.
Lì fuori i morti continuano a camminare, inconsapevoli del fatto che vicinissimi a loro ci sono delle potenziali vittime. In realtà, penso che in qualche modo sappiano, o meglio sentano, che noi siamo qui. Capita sempre più spesso che, senza alcun motivo apparente, uno o due di quei cosi spendano un po' di tempo a battere i pugni contro le entrate urlando come se il fatto di non poter entrare li infastidisse. C'è qualcosa nel loro cervello che gli dice che noi siamo qui dentro.

Il soldato Joe (vuole veramente che lo si chiami Joe, in realtà si chiama Giovanni) sta diventando irrequieto, vorrebbe uscire e fare questa missione di recupero cibo. Compagnia o no, ci sono stati comunque un paio di momenti di tensione in questa settimana. La convivenza forzata non è sempre piacevole, ma oramai dobbiamo accettare il fatto che le nostre vite non sono più quelle di una volta.

Cristo, vorrei una bella doccia calda... La situazione igienica non è così terribile, a parte il fatto di dover fare i propri bisogni in dei secchi, e poi svuotarli dal tetto, però almeno in magazzino abbiamo trovato i prodotti per le pulizie, di modo che il piccolo bagno non puzzi come una fogna. Per l'igiene personale, utilizziamo le stesse scorte d'acqua che usiamo per bere, e con questo caldo finiscono in fretta. Un paio di giorni fa c'è stato un violento acquazzone, e abbiamo raccolto quanta più acqua piovana possibile di modo da farla bollire e usarla. Dormiamo nelle tende da campeggio del negozio, una per ciascuno, distesi sui dei discretamente comodi materassini gonfiabili. L'alimentazione per ora non è un problema, abbiamo una buona scorta di Razioni K militari, che contengono pasta e carne, frutta secca o sciroppata e latte condensato, e in più abbiamo anche quello che ognuno e riuscito a portare con sé. Da questo punto di vista Miriam, la giovane mamma, è un genio. Riesce a preparare piatti buonissimi con le pochissime cose a disposizione e preparando tutto con i fornellini da campeggio che stanno qui in negozio. Sua figlia, Anna, ha stretto amicizia con Roland, e passano giornate intere a giocare. Mi chiedo come sia per una bimba di 6 anni affrontare questa situazione. Suo padre da quanto ho capito è stato infettato ed è morto in ospedale. Cosa le dirà la madre quando sono sole al buio per tranquillizzarla?

Ogni tanto vado sul tetto a fumare una sigaretta, e rimango lì, avvolto dal puzzo di putrefazione, a guardare la distesa di cadaveri, le auto abbandonate, e, impassibili in mezzo a tutto questo, loro. Ce ne sono ancora abbastanza qui fuori, fermi o in movimento. Sembrano tanti manichini spastici. Ogni tanto qualcuno di loro lancia un gemito o un urlo, ma non mi sembra propriamente una forma di comunicazione. Ce ne sono sia in buone condizioni, che sfigurati in modo orribile. L'altro giorno ho assistito ad una scena incredibile e nauseabonda. Se ci penso mi viene ancora da vomitare. Stavo osservando questa ragazza, con un lato della faccia ustionato e la mano sinistra maciullata, che camminava in tondo, e dopo un po' mi sono reso conto del fatto che fosse incinta. All'improvviso si siede per terra e, cristo giuro che è successo davvero, si sente un rumore come di strappo, il suo ventre si squarcia e ne fuoriesce un bambino, un cazzo di bambino zombie, con la pelle bianca e gli occhi rossi, che si guarda un attimo intorno, ancora impregnato degli immondi fluidi della madre, lancia un urlo e carponi si allontana come se nulla fosse. Ho vomitato l'anima dal parapetto. Io non le volevo vedere queste cose, non avrei mai voluto vivere una cazzo di apocalisse del genere, perché cazzo dovrei meritarmi una cosa come questa?

 

sabato

23 Luglio 2011

Ore 11.36 - Esperimento n°24

L'impossibilità di usufruire di una qualsiasi attrezzatura elettrica mi impedisce di verificare le mie osservazioni, ma oggi ho avuto una importante conferma: quello che tiene gli infetti in questo stato di sospensione tra la vita e la morte risiede nel cervello. Il soggetto n°24 è stato davvero illuminante da questo punto di vista. La sua testa recisa è sul vassoio e continua a muoversi ed addentare l'aria, mentre il suo corpo, senza più sostegno, sta andando incontro ad un rapido processo di decomposizione. Non posso dirlo con certezza senza un'analisi al microscopio, ma nel fluido ematico sembra scomparsa qualsiasi traccia di eritrociti, leucociti e (di questo sono quasi certo) trombociti, che unito a quella che credo essere un'interruzione del funzionamento delle cellule della pelle, provocano la mancata guarigione delle lesioni, col risultato che le ferite degli infetti sembrano sempre appena inferte. Per come la vedo io, le cellule del corpo degli infetti semplicemente hanno smesso di funzionare, ma qualcosa continua comunque a nutrirle. Lo stesso qualcosa che dice ai muscoli quando contrarsi. Quando questo qualcosa viene a mancare, tutte le cellule semplicemente muoiono, e il corpo va incontro alla naturale decomposizione. E io penso che quel qualcosa si trovi all'interno del cranio.


Un parassita? Molto probabile, ma non si ha alcun precedente di casi del genere, quindi la domanda successiva è: Da dove è arrivato?


La condizione causata dall'infezione è molto interessante: il corpo non è del tutto morto: le cellule sono vive, ma non ci sono dubbi che abbiano smesso di funzionare; qualcosa continua a stimolare il cervello, a svolgere il lavoro di nutrimento delle cellule e comunicazione dei segnali cerebrali, e condiziona l'ospite in modo da espandere il contagio, il che spiega l'aggressività degli infetti nei confronti degli esseri umani ma non degli altri esseri viventi, che semplicemente per loro non esistono. All'estinguersi degli eventi fisiologici, le emozioni non sono che una flebile eco di quello che erano una volta, fino a scomparire del tutto, sostituite da una intensissima rabbia (che credo provocata dall'agente infettante) nei confronti dell'essere umano, il quale viene aggredito con cieco furore.


Penso proprio che per avere qualche conferma dovrò aprire quella testa lì sul tavolo.



giovedì

21 Luglio 2011

La mia buona stella mi ha aiutato di nuovo. Sto scrivendo su carta perchè durante lo svolgersi degli ultimi avvenimenti il mio registratore è andato distrutto. Ero attorniato da loro, in preda al panico. Anche Roland, sul sedile posteriore dell'auto, era teso, tutti i peli ritti e un costante ringhio contro i finestrini. Il pick-up lo dovrò abbandonare qui, perchè quei cazzo di mostri hanno incrinato i finestrini a suon di pugni e testate, e non è più un mezzo sicuro. Ah, non ho ancora detto dove sono.
Andiamo con ordine.

Ho già detto che stavo andando praticamente a passo d'uomo in mezzo ad un'orda di zombie, che picchiavano sull'auto e urlavano. Non mi è nemmeno passato per l'anticamera del cervello di usare il fucile, non avrei aperto i finestrini per niente al mondo. É stato terrificante. Ero lì in mezzo a questa marea di cadaveri sfigurati in mille modi diversi: budella penzoloni da squarci nel ventre, occhi fuori dalle orbite, centinaia di moncherini che si agitavano verso di me, ho addirittura visto una ragazza a cui mancava tutto quello che c'è dalla vita in giù, sostituito da un buco grondante fluidi, aggrappata alla schiena di un grassone con un braccio solo. Anche definirli predatori è uno sbaglio, perchè non c'è un'intelligenza dietro quegli occhi vacui, quelle espressioni quasi apatiche. A parte uno... ma forse mi sbaglio.
 Ce n'era uno, un uomo sui 30 anni ancora in buone condizioni, a parte la ferita nemmeno troppo grande sull'avambraccio sinistro. Sarebbe potuto sembrare vivo, se non fosse per la pelle bianca come la neve che hanno questi mostri, su cui si staglia la carta stradale delle vene e delle arterie in viola, e gli occhi rossi dove una volta avrebbe dovuto esserci il bianco.
 Lui se ne stava lì in mezzo agli altri, senza muoversi, senza sbraitare. Mi osservava. Mi puntava. Giuro che quell'essere era intelligente almeno quanto me.

All'improvviso sul tetto di uno dei prefabbricati del centro commerciale ho visto un gruppo di 4 o 5 persone, e ci ho messo qualche minuto a capire che erano persone vive. Non urlavano per non attirare l'attenzione dei mostri, ma si sbracciavano un bel po' per farsi notare da me. Mi hanno fatto segno di fare un giro molto lungo e poi tornare verso l'edificio, indicandomi una porta laterale. Ho pensato “si certo, voi siete lassù, sono io che sto in mezzo a quest'inferno, come cazzo faccio ad andarmene di qui?” e loro, come se mi avessero letto nel pensiero, hanno sparato una specie di razzo giusto davanti il muso della mia auto. C'è stata un'esplosione e una vampata di calore. Ho visto pezzi di esseri umani volare nel cielo per poi ricadere al suolo, ho visto alcuni di loro andare a fuoco, ma non soffrirne per nulla; in quei pochi secondi ho visto più di quanto volessi vedere in tutta la vita, e ho la sensazione che vedrò ancora di peggio, se riuscirò a sopravvivere. L'esplosione mi ha aperto un varco nell'orda, e io prima ancora di pensarci ho accelerato e sono riuscito a divincolarmi da quella stretta mortale. Scivolando sui corpi stesi sull'asfalto, ho messo una cinquantina di metri tra il pick-up e loro. C'è stato un istante in cui mi hanno semplicemente guardato, senza fare un cazzo, come se provassero una forte delusione, ma poi hanno iniziato a correre. Il rumore dei passi di un'orda di morti che ti rincorrono calpestando un tappeto di cadaveri è un rumore che non riesci più a toglierti dalla testa.

Ho ingranato la marcia e cominciato a muovermi, con Roland che, intuendo di non essere più in immediato pericolo di vita, s'è fatto un po' di coraggio e si è messo ad abbaiare dal lunotto posteriore.
Ci è voluto un bel po' di tempo per portarli dove volevo, senza distanziarli troppo per non fargli cambiare idea. Dopo circa quaranta minuti passati a fare da esca ad una folla di brutte copie di Rob Zombie, ho spinto a tutta velocità l'auto verso la porta che mi indicavano i tizi. Un paio di volte, dallo specchietto retrovisore, ho visto ancora quello “anomalo” seguirmi senza fretta, lentamente, con la consapevolezza di avere tutto il tempo del mondo.
Arrivato alla porta laterale dell'edificio, sono usciti due uomini armati di balestra, che hanno aspettato mentre un terzo tizio mi aiutava a portare il mio culo, quello del mio cane, e un po' della roba che portavo sul pick-up, armi comprese, nel prefabbricato (ed è stato lì che ho distrutto il registratore, contro lo stipite della porta mentre portavo all'interno un paio di taniche di carburante... che fesso...).

Sbarrati nel reparto sportivo del centro commerciale sopravvivono 5 persone: c'è un militare sui 30 anni, un ragazzino ancora troppo giovane per rasarsi i 4 peli che si ritrova sul mento, una giovane mamma con una bimba di circa 6 anni, e un uomo sui 70 che si aspetta di morire da un momento all'altro. Non ricordo i loro nomi, sono ancora sotto shock e tutto mi sembra come un brutto incubo da cui non riesco a svegliarmi. Le entrate principali del negozio sono sbarrate con molte assi di legno, e la porta laterale da cui sono entrato è bloccata da un grosso scaffale pieno delle cose più pesanti che si possono trovare in un negozio sportivo. Il militare mi ha spiegato che faceva parte di una spedizione per portare civili in luoghi sicuri, ma che durante il tragitto sono stati attaccati e loro, gli unici sopravvissuti, si sono rifugiati in una casa a circa 10 km da qui. Come me hanno sentito l'annuncio dalla radio e hanno deciso di venire, e hanno trovato quello che ho trovato io: un bel cazzo di niente con contorno di zombie. Sono qui da ieri, hanno una non troppo scarseggiante provvista di cibo costituita di razioni militari e un po' di quello che sono riusciti a portare da casa. Prima del mio arrivo stavano pensando ad un piano per arrivare al corpo principale del centro commerciale, in modo da recuperare un po' di acqua, dell'altro cibo, e tutto quello che potrebbe essere utile per affrontare una nuova partenza appena deciso il da farsi. Non hanno notizie sulla fantomatica nave. Il soldatino mi ha spiegato di aver sentito l'annuncio due volte alla radio ma poi più niente, scariche statiche su tutti i canali, anche sulle frequenze militari di emergenza. Se una nave c'è bisogna muoversi prima che se ne vada senza di noi. Se invece la nave non c'è... beh mica possiamo rimanere chiusi nel reparto sportivo di un centro commerciale fino alla fine dei nostri giorni?


mercoledì

20 Luglio 2011

Sto preparando tutto per andarmene. Tre giorni fa per caso con la ricetrasmittente ho intercettato una comunicazione militare, in cui si dava avviso a chiunque fosse in ascolto di andare con qualsiasi mezzo verso il centro commerciale di Giugliano. Il resto non si è sentito molto bene, ma da quanto ho capito parlavano di una nave al porto di Pozzuoli. Ci ho messo 2 giorni per trovare il coraggio di preparare tutto e lasciare la mia casa, che fino ad ora mi ha protetto benissimo. Ma sarebbe successo comunque prima o poi. Sto cercando di non caricare troppo il pick-up portando lo stretto necessario, quindi le taniche di carburante, cibo non deperibile, le armi (quelle le ho posate in uno zaino sul sedile del passeggero, con le torce), uno zaino con degli abiti, e Roland, per cui ho preparato un piccolo giaciglio sul sedile posteriore dell'auto.

Chiudo casa a chiave. Forse non ci tornerò mai più, ma l'idea che loro entrino in casa mia mi dà la nausea. Porto il grosso Mitsubishi fuori dal cancello interno, e lo chiudo. Quello esterno lo lascerò aperto, non voglio rischiare inutilmente. Lo apro velocemente e corro subito in auto. Uno di loro varca la soglia, ma lo investo e gli passo sopra, scappando a tutta velocità.

Sono in strada, non ho più un rifugio. Cazzo.

Incontro pochi di loro, ma non mi va di mettermi a perdere tempo. Per arrivare al centro commerciale la maggior parte delle via è tra le campagne, e lì non ne incontro nessuno. Con questo sole, è quasi piacevole girare in auto, coi finestrini aperti (giusto un po') e la musica... potrei quasi dimenticarmi di tutto, e fare finta che non sia successo nulla.

Non ci vuole molto per riportarmi alla realtà. Le strade in prossimità del centro commerciale sono cosparse di auto abbandonate e cadaveri. In alcuni punti ho dovuto spingere le auto col pick-up per passare. L'enorme parcheggio sembra quasi una fossa comune. Ci sono 3 o 4 camionette militari più qualche furgone di polizia e carabinieri, ma nessuno intorno. Questo centro commerciale era sempre affollatissimo, sarà bastato l'arrivo di uno o due di loro per creare il panico. Ho la bocca tanto secca da farmi male come se mi avessero dato un pugno sul pomo d'Adamo e sento il cuore pulsare nelle orecchie e dietro gli occhi. Non c'è anima viva. Chiunque abbia sentito parlare nella ricetrasmittente, è morto o è fuggito.

I grossi edifici attorno al corpo centrale, come container sotto steroidi, hanno un aspetto tetro, un paio hanno le entrate sbarrate. Chissà se sono stati capaci di proteggere qualcuno. Cadaveri sull'asfalto a marcire al sole. Il tanfo è micidiale. Corvi, gabbiani e altri uccelli trovano il proprio pasto nelle orbite oculari, nelle bocche, negli squarci nel petto, senza fare distinzione tra uomini, donne e bambini.

Il senso ultimo dell'uguaglianza.

Cazzo!!!



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Cazzo cazzo cazzo! Sono intorno a me e battono le mani sul pick-up. Non posso accellerare, non posso tornare indietro, non posso fare un cazzo di nulla tranne che avanzare piano in mezzo a loro, mentre urlano e sbattono le mani sui finestrini, aspettando il momento giusto.

Ne arrivano altri, sono tantissimi! Mi ribalteranno!!

COSA CAZZO FACCIO ORA??


13 Luglio 2011

Da quando vivo nel paese dei morti la mia vita è cambiata parecchio, e non parlo solo del fatto che una qualsiasi relazione interpersonale potrebbe uccidermi, o peggio.
Ci sono un sacco di cose che normalmente diamo per scontate, che quando vengono a mancare ti fanno sentire come un neonato dimenticato nel suo seggiolone. L'elettricità per esempio. Ora siamo in estate, fa buio abbastanza tardi, ma non voglio nemmeno pensare a come sarà in inverno, quando la notte comincia alle 4 del pomeriggio. Cristo...
Non sono mai stato il tipo da TV, quindi non ne sento la mancanza, mentre per la musica mi aiuta l'impianto stereo dell'auto. Tutto il resto è un po' più difficile. La notte è davvero buia senza luci, intendo senza nemmeno l'illuminazione proveniente da fuori. Ti affacci alla finestra ed è tutto nero. Il cielo in compenso è bellissimo, si vedono milioni di stelle e la luna sembra essere più luminosa. Ho una buona scorta di candele, ma non le accendo se non ne ho proprio bisogno. Sarò paranoico, ma con le notti così buie in una situazione come quella in cui mi trovo preferisco attirare la minor attenzione possibile. Per passare il tempo sto leggendo più di quanto avessi mai fatto in vita mia, il che mi aiuta anche a non impazzire. Mi fa bene un po' di evasione.

Per quanto riguarda il resto, non c'è acqua corrente da un bel po', e nemmeno gas per i fornelli. Per lavarmi uso le scorte d'acqua che uso anche per bere e uso un fornello da campeggio a gas per preparami dei pasti caldi di tanto in tanto. Qualche volta ho anche acceso una specie di falò nel cortile di casa per arrostire della carne, ma mi ha preso la paranoia che l'odore, o il fumo che si alzava nel cielo, potesse attirare troppi mostri vicino casa mia, quindi ho fatto il tutto nel minor tempo possibile e poi ho spento il fuoco.
Ho anche un paio di torce a batterie, una delle quali l'ho trovata nel Mitsubishi ed è davvero potentissima, anche se troppo grande e pesante per usarla in caso di pericolo. Riguardo la difesa personale la mia casa mi rende abbastanza tranquillo, perchè se pure quei mostri riuscissero ad attraversare i due cancelli ed entrare nel mio cortile troverebbero delle massicce inferriate in ferro battuto a porte e finestre che dovrebbero resistere un bel po'. In una situazione del genere il mio problema sarebbe riuscire da arrivare al Mitsubishi, che proprio per questo non chiudo mai a chiave, non si sa mai, e lo lascio sempre col pianale sotto al balcone del piano di sopra, in modo da riuscire ad arrivarci con un salto in caso di pericolo. 
Per l'armamentario invece non mi sento molto sicuro. Quello che ho consiste in una vecchia mazza da baseball, un'accetta per spaccare la legna e le armi da fuoco che ho trovato indosso ai militari, più il vecchio fucile di mio nonno. La pistola e soprattutto il fucile d'assalto, in caso di pericolo immediato, sarebbero estremamente utili, ma il rumore si sentirebbe a centinaia di metri di distanza, attirando un'orda di morti. Non le dovrò mai usare nei pressi di casa. Mi farebbe molto comodo qualcosa di più silenzioso ma comunque letale e sicuro.

Una volta al giorno accendo la ricetrasmittente che ho trovato, passando un paio di minuti ad ascoltare rumore bianco su tutti i canali.

Sempre più spesso mi viene da pensare ai miei amici, la mia famiglia. Chi di loro sarà ancora vivo? Nessuno? Ma soprattutto: chi di loro è morto? Intendo realmente morto, non in questo stato di sospensione tra la vita e la morte, girovagando per le strade come una bestia famelica in attesa della prossima preda. Non riesco ad immaginare come mi comporterei se davanti a me si parasse qualcuno a cui ho voluto bene, e volesse uccidermi.

Hey Roland! Qui bello! Si si, sei un bel cucciolo... e sei l'unico amico che mi è rimasto...

domenica

10 Luglio 2011

Ieri ho rischiato un po' troppo per i miei gusti, ma il bottino non è male. La pistola ha un caricatore con 10 colpi all'interno, che sommati ai due caricatori nuovi che ho preso mi danno un totale di 25 colpi. Non ho mai maneggiato una pistola. Su di un lato ho trovato la sicura, ma non voglio provare ancora a sparare, per non fare rumore.
Il fucile è tutta un'altra questione. È grosso e pesante. Dopo qualche tentativo sono riuscito a capire come smontare il caricatore, in cui sono rimasti 6 colpi. Nello zaino ci sono altri 11 caricatori, che in tutto mi danno più di 300 proiettili. Inoltre nello zaino c'è una ricetrasmittente con una batteria di riserva. Ho provato ad accenderla prima, cercando un segnale sulle varie frequenze, ma è stato inutile e perciò ho deciso di lasciar stare per ora, per non sprecare le batterie.

Roland è stato molto contento del regalo che gli ho portato. Mi gira intorno scodinzolando, ma io non sono dell'umore giusto per giocare. Mi stendo sul divano e lui mi appoggia il muso su una gamba, accettando di buon grado le mie coccole.

Finora sono stato tremendamente fortunato.

Mi sento terribilmente solo. Roland ha migliorato un po' la situazione, ma sento il bisogno di parlare con qualcuno, di sentire la presenza di un altro essere umano vicino a me. Mi mancano i miei amici, i miei parenti. Non ho assolutamente nessuna notizia di che fine possano aver fatto. Magari domani dovrò sparare in testa ad uno di loro o morire. Il solo pensiero mi fa star male. Devo andarmene da qui o impazzirò continuando a pensare alla mia vita com'era prima. Stamattina mi sono guardato allo specchio e non ho riconosciuto lo sguardo vuoto che si rifletteva nel vetro. Il mio viso è cambiato, e non parlo solo della barba incolta o dei capelli arruffati. Sono diventato molto più magro, e più pallido, gli occhi sono incavati e cerchiati di nero, le guance scavate. L'espressione vacua e vagamente stupita di chi non dorme bene da troppo tempo. Ho deciso di darmi una sistemata, mi sono rasato la barba e sistemato i capelli. In qualche modo farlo mi ha fatto sentire ancora umano.

Dovevo distrarmi, così sono andato davanti alla libreria e ho preso un volume a caso. Il Conte di Montecristo.
Azzeccatissimo.

Come cazzo si fa ad evadere da un pianeta?

sabato

9 Luglio 2011

Sto uscendo. Preferisco farlo di mattina, quando c'è una bella luce. Oggi fa molto caldo, ma prendo lo stesso il giubbotto di pelle, bello spesso. Preparo lo zaino, senza dimenticare la torcia, prendo il fucile e l'accetta. Non sembra esserci nessuno per strada, apro il cancello interno e sposto piano il pick up fino al cancello esterno. Chiudo il cancello interno e apro quello esterno, mi guardo intorno ed effettivamente i mostri non sono qui vicino. Ne vedo uno in lontananza, che mi vede ed inizia a camminare verso di me. La caviglia sinistra è rotta, e quando appoggia il piede si piega in una maniera innaturale, il risultato è che cammina così lentamente che ho tutto il tempo di portare l'auto fuori e richiudere il cancello.

Per ora ti risparmio, ma se ti rivedo al ritorno ti stacco quella testa del cazzo dal collo.

Quando sono abbastanza lontano da casa decido di accendere lo stereo a tutto volume, in modo da attirare gli zombie lontano da casa mia, e poi perchè, cazzo, è una giornata bellissima, un po' di musica ci sta bene. Faccio un giro un po' più lungo oggi. Per strada c'è un gruppetto di 5 mostri, tra cui un paio di donne, che non riesco ad evitare. Due dei ragazzi che mi si parano davanti credo di conoscerli, o almeno conoscevo quello che erano una volta. Il terzo è irriconoscibile, non ha più la mandibola, e la maglia bianca tesa sull'enorme pancia è intrisa di sangue secco. Dal buco che una volta era la sua bocca pendono la lingua e qualcos'altro che penso sia la trachea. Delle due donne una di visibile ha solo un morso sulla spalla destra, l'altra ha il ventre squarciato. Non voglio schiantarli con il pick-up. Un corpo umano contro un'automobile fa un bel danno, anche se l'auto è bella grossa, e l'ultima cosa che voglio è restare a piedi così lontano da casa per via di un guasto. Mi fermo e suono il clacson. Loro mi guardano, e fa uno strano effetto vedere come passino da quell'espressione imbambolata a una di pura ferocia quando puntano una preda, e corrono verso di me. Vado piano in retromarcia, e una volta che si sono ben distanziati l'uno dall'altro cerco di fare uno slalom tra di loro. Ne evito i primi due, poi la terza della fila mi si appende allo specchietto retrovisore sinistro, e batte il suo pugno contro il vetro. É quella ancora tutta intera, col suo bel vestitino blu, sporco e rovinato, e i suoi capelli biondi pieni di grumi di sangue. Giro il volante a destra e sinistra cercando di farla cadere, ma travolgo anche gli altri due. Sono stramaledettamente sicuro che ad uno di loro ho fatto esplodere la testa passandoci sopra, ma non ho il tempo di girarmi a controllare. Fortunatamente però la biondina ha mollato la presa, e così premo sull'acceleratore e fuggo a tutto gas. Il Mitsubishi sembra essere tutto intero. Speriamo bene.

Durante il tragitto passo vicino alla rampa di immissione della superstrada per Caserta, e mi si para davanti uno scenario apocalittico. A circa metà della rampa ci sono 3 furgoni Iveco dell'esercito messi a barriera e dietro ci sono due Alfa dei Carabinieri. Davanti ai mezzi c'è un muretto fatto coi classici sacchi di sabbia. Una scelta intelligente dato che in questo modo avrebbero dovuto tenere a bada l'orda di morti viventi solo da un lato, contando sul fatto che sulla superstrada la presenza di zombie avrebbe dovuto essere davvero esigua.

Ci sono corpi dappertutto. I militari si sono dati davvero da fare, ci saranno centinaia di corpi di quei fottuti mostri lì intorno. Ma ci sono anche i corpi dei soldati. Saranno una trentina in tutto tra personale dell'Esercito e dei Carabinieri. Alla fine sono stati sopraffatti. Non so da quanto tempo sto qui, col motore acceso a contemplare la scena. Non riesco a smettere di guardare, e mi sta venendo una mezza idea di scendere e vedere se riesco a recuperare qualche arma. Ho una paura fottuta che uno di questi stronzi a momenti si alzi e mi sorprenda. Mi avvicino piano alla barriera di sacchi, letteralmente schiacciando i cadaveri, che sento cedere sotto le pesanti ruote del Mitsubishi. Per ora nessun movimento. Prendo il fucile e apro la porta. Ho il cuore che sta per esplodere. Mi avvicino ai corpi dei soldati, che sono in condizioni pietose. I loro corpi sono orrendamente mutilati, a tratti sbranati, e alcuni di loro hanno buchi di proiettile in testa e sulla faccia. Devono essere stati morsi e i loro commilitoni non devono aver esitato a colpire anche loro, o magari l'hanno fatto loro stessi. Ho paura ad attraversare la barriera, non voglio niente tra l'auto e me nel caso dovessi scappare. Riesco a mettere le mani su una Beretta calibro 9, di cui l'ex-proprietario ha anche un paio di caricatori di riserva in una delle tasche aperte dell'uniforme. Prendo anche un fucile d'assalto. É bello pesante, ma non vedo caricatori intorno a me. Il fetore è insopportabile, ho i conati di vomito. Con un braccio davanti la bocca mi metto a cercare tra i cadaveri, cercando di guardare il meno possibile i loro volti. Cerco nelle tasche e negli zaini. Trovo in uno zaino una decina di caricatori identici a quello inserito nel fucile.

Ho sentito un rumore. Cristo.

****************


Cazzo. Sono di nuovo sul pick-up, ancora col respiro affannoso. Uno zombie è uscito da uno dei furgoni dei militari. Aveva l'uniforme indosso, e il segno enorme e sanguinolento di un morso sul viso. Ha iniziato a correre verso di me, e senza nemmeno pensarci gli ho sparato col fucile appena trovato. Non ho mai sparato con un arma da fuoco. Mi aspettavo un po' di rinculo, ma che cazzo! Quel cazzo di fucile per poco non mi scappava dalle mani! La canna tendeva ad alzarsi verso l'alto mentre un fiume ininterrotto di proiettili sfondava lo sterno del mostro e saliva verso la testa fino a fargliela esplodere. É stato troppo. Ho vomitato fino a che non avevo più niente in corpo, e poi ho continuato a vomitare, procurandomi un fortissimo dolore all'addome.

Dovrei muovermi, scappare da qui, perchè la raffica di fucile si sarà sentita a centinaia di metri di distanza e presto tutti i mostri dei dintorni mi raggiungeranno, ma non ce la faccio, finirei per ammazzarmi. Mi devo calmare.
Accendo l'auto, ancora molto scosso, per allontanarmi. Voglio tornare a casa, ma prima devo trovare un negozio. Mi serve cibo.

Sono fortunato, il piccolo negozio che cercavo sembra avere le porte intatte. Mi avvicino, e sfondo un vetro della porta col il calcio del fucile che ho rubato al soldato morto. Fa molto rumore, ma almeno se c'è qualcosa dentro verrà attirato e lo vedrò.
Sembra tutto tranquillo. Entro ed il puzzo di cibo andato a male mi riempie le narici.Il mio stomaco, già messo a dura prova, ci tiene a farmi pervenire le sue rimostranze, facendomi scaricare sul pavimento una macchia verde di bile.

Faccio scorta di cibo meno deperibile, come merendine e biscotti. Prendo della carne in scatola, scatolette di tonno, conserve, fagioli, tutto quello che posso. Faccio due o tre viaggi per mettere la roba sul pick-up. Prendo qualcosa anche per il piccolo Roland, qualche scatoletta di carne e due grosse buste di croccantini. Torno in auto, metto in moto e mi dirigo verso casa.
Nella strada di casa ci sono due zombi. Non voglio sparargli, per non attirarne altri, così perdo un bel po' di tempo a farmi seguire, e quando riesco a portarli abbastanza lontano li aggiro e torno a casa. Di corsa apro il cancello esterno e porto l'auto dentro, poi scendo e lo richiudo.

Che giornata di merda. Ho bisogno di stendermi.

giovedì

7 Luglio 2011

Un paio di giorni fa è successa una cosa che è riuscita a risollevarmi molto il morale. Ero salito sul tetto per controllare la situazione in strada, avevo una mezza idea di uscire per andare a fare rifornimento di viveri, e ho visto proprio fuori dal mio cancello 4 di quei cosi, fermi in mezzo alla strada. 
Non facevano nulla, se ne stavano semplicemente lì, con lo sguardo perso per aria a ciondolare.
Ad un certo punto in mezzo a loro vedo passare un cagnolino. Il cuore mi si è fermato, perché pensavo che sarebbe stato preso e ammazzato da uno di quei mostri, ma loro sembravano non dargli la minima importanza. Il cane si è persino fermato a pisciare vicino alla gamba di un vecchietto senza capelli e con un buco nella pancia, e il mostro lo ha guardato pisciargli sui piedi, senza fare un cazzo.

Mi sono precipitato giù per le scale, ho preso un pezzetto di pancetta, e l'ho messo sulla brace ancora calda, dato che mi ero preparato il pranzo da poco, per diffondere l'odore nell'aria. Ho aperto il cancello interno, per portare il pezzo di carne il più vicino possibile al cancello esterno, che ha uno spazio di circa 20cm dal fondo stradale in cui il cane sarebbe potuto passare. Ho cercato di fare il tutto nel maggior silenzio possibile, per non allarmare i morti ambulanti lì fuori.

Sono stato ad aspettare per un'infinità di tempo, fino a che ho visto il suo musino marrone spuntare da sotto il cancello. Dopo qualche secondo di esitazione, si è deciso a spingersi con tutto il corpo e venire verso di me, mostrando sempre però un po' di diffidenza.

Il brutto è stato quando uno dei mostri, vedendo il cane infilarsi di sotto, si è abbassato e ha visto me. Ha iniziato ad urlare e a sporgere le braccia da sotto il cancello. Ho preso il cane in braccio e sono corso nel mio cortile, chiudendo anche il cancello interno. Si sentiva un casino d'inferno, e andando a controllare dal tetto ho visto che 5 o 6 cadaveri stavano lì a lamentarsi, urlare e dare pugni al cancello, facendo un rumore che doveva sentirsi da parecchio lontano.
Sono tornato giù, per dare un po' d'acqua e di cibo al mio nuovo amico, che intanto si era rintanato tremante sotto il pick-up.

Adesso ce l'ho qui con me, accucciato sulle mie gambe, e non nascondo che sono molto contento di averlo trovato, di avere un po' di compagnia. Ho deciso di chiamarlo Roland, come il pistolero di quei libri di Stephen King. É un piccolo meticcio, ancora cucciolo, avrà 4 o 5 mesi al massimo, dal pelo corto color marrone, col muso bianco e un bel paio di intelligenti occhioni nocciola. Gli ho fatto un giaciglio vicino al mio letto, anche se le ultime due notti le ha passate dormendo al mio fianco.

Lì fuori come prevedevo si è fatta una concentrazione di una quindicina di cadaveri, che fino a qualche ora fa ancora davano sporadici pugni contro il cancello. Sono almeno due ore che non si sente più nulla. Immagino che la mia terza uscita debba aspettare ancora uno o due giorni, se tutto va bene.

Ho riflettuto un po' sulla questione, per quanto mi sia stato possibile.
Non c'è dubbio che quei cosi siano morti. Cazzo, alcuni di loro hanno certi squarci che ci potrei infilare tutto il braccio. Ne ho visto uno a cui mancava metà della faccia. Non c'è nessun dubbio. Cosa cazzo li tiene in piedi allora? Su questo non ho nessuna idea, potrebbe essere di tutto, da un parassita ad un fottuto necromante che vuole conquistare il mondo. Non so nemmeno se la loro condizione sia eterna o no. Un brivido mi rizza i peli sulle braccia. E se, qualsiasi cosa sia quello che li mantiene in piedi, non si fermasse mai?

Una cosa che mi sembra di aver capito invece è che non sono in cerca di cibo. Quest'idea è già da un po' che mi ronza in testa, perchè a guardarli non sembra che abbiano dei bisogni impellenti. Semplicemente, esistono. Una conferma a questa teoria l'ho avuta il giorno che ho trovato Roland. Un qualsiasi essere affamato che sta da giorni senza cibo, a vedere un essere vivente l'avrebbe sbranato, mentre non hanno dato la minima importanza al mio cagnolino, quindi o non hanno un particolare amore per i cani o non hanno bisogno di mangiare. Quindi perchè attaccano la gente? La risposta più ovvia è quella giusta. Diffondere il contagio. Questa ipotesi mi sembra che avvalori l'idea del parassita, ma se è per questo, avvalora anche quella del necromante.

Alla prima occasione utile devo fare un altro giro all'esterno. Non voglio essere ucciso da un morto, ma non voglio neanche morire di fame chiuso in casa mia.


sabato

2 Luglio 2011

Sono molto nervoso, perché si fa sempre più vicino il momento in cui dovrò abbandonare la mia casa. Le scorte di cibo si fanno sempre più inconsistenti. Nei negozi la maggior parte del cibo, senza elettricità a tenere accesi i congelatori e i frigoriferi, sta marcendo.
Ho improvvisato una specie di barbecue nel cortile di casa, per arrostire la carne che diventa sempre più immangiabile e uso un fornellino da campeggio per far bollire un po' d'acqua piovana, dato che anche le mie scorte di acqua in bottiglia stanno finendo e voglio prorogare il più possibile la mia prossima “avventura”.

C 'è qualcuno che bussa al cancello sulla strada. Cazzo, ne attirerà anche altri. Salgo sul tetto per dare un'occhiata fuori col binocolo. Per ora c'è solo il picchiatore, un ragazzo a torso nudo che sembra anche in buone condizioni, a parte il fatto che il braccio sinistro gli è stato strappato all'altezza del gomito. La sua pelle è bianchissima, immacolata, e anche da qui riesco a vedere la mappa geografica delle vene e arterie sul suo corpo. Non emette alcun verso, continua solo a picchiare lentamente il pugno sul pesante cancello di ferro.

TUMP

TUMP

TUMP

TUMP

TUMP

Ha lo sguardo perso, come se non fosse veramente lì, come se in realtà non pensasse a nulla. Il che potrebbe essere anche possibile per quanto ne so.
A cosa dovrebbero pensare i morti?

Dopo una ventina di minuti il ragazzo perde interesse e va via. Spero che non ne abbia attirati altri, l'unica cosa che vorrei è passare la notte sentendo quei fottuti mostri bussare al cancello.

Torno di sotto. Prendo un bicchiere e la bottiglia di whisky, ma poi poso il bicchiere e bevo direttamente dalla bottiglia. Un lungo sorso, che sento scendere giù nella gola e intorpidirmi la mente fino ad alleggerirmi dalle mie preoccupazioni, anche se solo per un po'.
Riesco chiaramente a sentire la mia mente allontanarsi dalla realtà.
Sto impazzendo.