Sono ancora vivo, e più o meno incolume. Me la sono vista brutta in quella farmacia.
Il mio racconto di come il mondo è stato strappato dalle mani all'essere umano è alla fine. Dopo circa 3 mesi dall'inizio dell'inferno, tutto è collassato. Niente più elettricità, niente più acqua corrente, niente più telefono, o internet. Ovvio. Senza più persone le centrali hanno retto per un po' ma poi si sono arrestate.
Prima del black-out totale su internet girava una notizia sulla probabile causa di diffusione del morbo. La droga.
Non è tanto improbabile a pensarci. All'inizio di tutta questa merdosa storia qualche trafficante di cocaina dalla Colombia trova il modo di violare la zona protetta, magari dando qualche mazzetta in giro, e qualche corriere, veicolo della malattia, diffonde il contagio. E dove arriva per primo? A Napoli, insieme alla droga.
Ci posso trovare perfino dell'ironia in questo.
Da allora, si è visto di tutto. Al diffondersi del contagio, quando ci si è accorti che portare gli infetti in ospedale non serviva a un cazzo di niente e anzi peggiorava solo la situazione, si è passati all'imporre il coprifuoco, con pattuglie di Polizia, Militari e Carabinieri che sorvegliavano le strade. Quelli sono stati i giorni peggiori. Quasi incessantemente si sentiva il rumore di spari, di urla, e i versi di quei cazzo di mostri.
Non vi ho ancora detto qual è la nuova razza dominante sul fottuto pianeta Terra, forse perché mi sento ancora ridicolo a sentirlo pronunciare dalle mie labbra, quasi come se fossi in uno di quei film horror di serie B che mandavano in onda a tarda notte in estate.
I miei nemici sono morti viventi.
Zombie.
Sono finito in un cazzo di film di Romero.
Col passare dei giorni il numero dei miei vicini di casa è diminuito, mentre quello dei cadaveri che gironzolano per le strade è aumentato. Da una settimana non si sentono nemmeno più spari, non si sentono più automobili o tv ad alto volume, non si sente più musica o voci di esseri umani. L'unica cosa che si sente a qualsiasi ora del giorno e della notte è lo schifoso suono dei versi di questi fottuti morti viventi, quasi a voler sottolineare la loro vittoria.
Ed io mi sento impazzire.
Non so dire perché tra tutti qui intorno proprio io sia sopravvissuto. Forse ho solo avuto culo. Non so se nelle immediate vicinanze ci sia qualcun altro che ancora respira. Non so un cazzo di niente. So solo che all'aggravarsi della situazione ho deciso che sarebbe stato meglio rimanere chiuso in casa, al riparo dietro le sbarre di ferro messe a porte e finestre per evitare le visite di qualche “topo d'appartamento”. Questo accadeva quasi un mese fa. Da allora sono uscito solo due volte. La prima volta è stata per andare in un piccolo supermercato vicino casa mia a fare scorta di acqua e viveri, ed è stato allora che ho trovato la Mitsubishi, ferma metà dentro e metà fuori al cortile di cui vi ho parlato. Quella volta non ho avuto incontri ravvicinati con i mostri, forse perché erano stati attirati lontano dagli spari dei militari. Da quanto sono riuscito a capire finora sono molto attratti dai rumori. Solo sulla via del ritorno ne vidi un gruppetto di 4 o 5 ma molto in lontananza, e scappai senza guardare indietro.
La mia seconda uscita è stata ieri.
Dopo essere passato a fare rifornimento di carburante mi sono diretto alla farmacia più vicina sperando di trovare ancora qualcosa dopo i saccheggi che ci sono stati all'aggravarsi della situazione. Ho lasciato il registratore in macchina e pure lo zaino, ho infilato la mia giacca di pelle, ho preso il fucile e ho infilato l'accetta nella cintura.
La porta della farmacia è sfondata, ma all'esterno non c'è niente di pericoloso. Spengo l'auto, ma non scendo subito, nel caso il rumore possa aver svegliato il lupo cattivo. Dopo 5 minuti in cui non ho neanche respirato e il mio cuore è andato a mille, sono sceso e camminando molto lentamente mi sono avvicinato alla farmacia. Se qualcuno mi avesse detto che prima o poi mi sarei trovato in una situazione del genere, come minimo gli avrei riso in faccia.
Scendo piano dal pick-up, facendo moltissima attenzione a fare il minimo rumore possibile aprendo e chiudendo la portiera, e mi avvicino al vetro sfondato della farmacia. Appena prima di dare uno sguardo all'interno mi accorgo che non ho portato la torcia. Fortunatamente il sole è alto e dentro si riesce a vedere qualcosa. Piano piano scivolo nella stanza. Sembra che sia passato un tornado lì dentro. Tutti gli espositori sono stati sbattuti da un lato, e tutto quello che contenevano ora è sul pavimento, che quasi non si vede sotto i cocci. Devo per forza infilarmi nella stanza dall'altro lato del bancone per cercare di portarmi via qualcosa. Cammino piano, attento a non fare rumore e con tutti i sensi all'erta. Mi siedo sul bancone e porto le gambe dall'altro lato.
All'improvviso qualcosa mi afferra una caviglia e mi scaraventa sul pavimento. Mi trascino sulla schiena con i piedi e con i gomiti cercando di allontanarmi e procurandomi parecchi tagli alla schiena e alle braccia sui cocci di vetro sparsi per terra. Davanti a me, steso nella semioscurità di questo lato della stanza, c'è uno di quei mostri. É una delle ragazze che lavoravano in questa farmacia, e se avessi un momento per riflettere credo che riuscirei anche a ricordami il suo nome. Ha ancora il camice indosso, anche se macchiato da parecchio sangue e sporcizia varia. La camicetta sotto il camice è aperta fino all'ombelico, rivelando uno squarcio nel mezzo del petto da cui si vede la gabbia toracica in frantumi. Sta lì seduta con la schiena appoggiata al bancone, ma poi inizia a trascinarsi con le mani verso di me. Credo abbia la colonna vertebrale spezzata e quindi non riesca a usare le gambe. Il tutto accade nel più assoluto silenzio, o almeno a me così sembra. Mi gira la testa e ho voglia di vomitare, non riesco a fare un cazzo di movimento. La guardo mentre si avvicina, senza riuscire a spostarmi. Solo quando mi afferra una caviglia mi risveglio dal mio torpore, le tiro un calcio in mezzo alla faccia e poi senza nemmeno pensarci le pianto l'accetta nel cranio. Il mostro stramazza sul pavimento, immobile, ma io non riesco a riprendermi. Il cuore sta per esplodere, ho il respiro affannoso e le orecchie come piene di ovatta. Mi servono 10 minuti buoni per riuscire a riprendermi. Mi rialzo lentamente e guardo quella cosa per terra, che una volta era una persona, e ora è un cadavere putrescente, immobile dietro il bancone di una farmacia, che fino a 5 minuti prima stava tentando di ammazzarmi.
Come cazzo è possibile che questa cosa potesse muoversi?
Mi do una scrollata, voglio andare via prima di fare altri brutti incontri. Do una rapida occhiata intorno, aprendo velocemente i cassetti del piccolo ripostiglio dove sono custoditi i medicinali. Riesco a trovare degli antibiotici, degli antidolorifici e dell'aspirina. Controllo anche nei cassetti del bancone. Trovo delle garze e 4 o 5 bottigliette di disinfettante. Porto tutto in auto e mi dirigo di corsa verso casa.
Ora sono sul divano, ho disinfettato e medicato i tagli che mi sono fatto sulla schiena e sulle braccia, anche se penso che in una situazione normale in un paio di punti avrei avuto bisogno di un po' di sutura. Sto bevendo un bicchiere di whisky. Il registratore, che porto attaccato al braccio sinistro in uno di quei porta-mp3 da jogging, mi avvisa che le batterie sono quasi esaurite. Mi sembra di averne un paio di riserva da qualche parte.