giovedì

30 Giugno 2011

Mi chiedo cosa farò quando dovrò andare via da qui. Il che sarà inevitabile. Quando finiranno le scorte di acqua e cibo, e non ci sarà più niente da prendere nei negozi, dovrò andare via e cercare un altro rifugio.
Per ora sono abbastanza tranquillo. Casa mia è circondata da un muretto in mattoni alto circa tre metri e mezzo, e un grosso cancello in ferro la separa da un viale che affaccia sulla strada, dalla quale è separato da un altro cancello e un muro in comune con le case vicine. Ieri ho sfruttato un momento di calma per andare a chiudere il cancello che separa il viale dalla strada, ma uno di quei mostri mi ha visto, ed è rimasto tutto il giorno a bussare e urlare contro il cancello. I miei nervi sono stati sul punto di cedere, ma una volta che quel cazzone ha perso interesse, sono stato abbastanza tranquillo.

Oggi ho perfino messo su il vinile di “Meddle”, dimenticandomi che senza elettricità accendere il giradischi è un po' complicato. Avevo una voglia terribile di ascoltare un po' di musica, e fortunatamente mi sono ricordato che il mio nuovo Mitsubishi ha il lettore mp3, grazie al quale sono riuscito a rilassarmi un po'.

Sto ascoltando la voce dei morti. Nessuno più comporrà musica, nessuno scriverà una nuova Divina Commedia né dipingerà un'altra Guernica.
Quanta gente si sarà salvata?
Come andranno le cose?
Qualcuno dev'essere sopravvissuto per forza, come sono sopravvissuto io, ma dove?
La situazione è questa in tutto il mondo?
Quando me lo chiedo, il pensiero di cosa è successo, e di quello che ancora dovrà succedere, mi assale e mi fa sentire stanco, sia fisicamente che emotivamente.

lunedì

27 Giugno 2011

Sono ancora vivo, e più o meno incolume. Me la sono vista brutta in quella farmacia.

Il mio racconto di come il mondo è stato strappato dalle mani all'essere umano è alla fine. Dopo circa 3 mesi dall'inizio dell'inferno, tutto è collassato. Niente più elettricità, niente più acqua corrente, niente più telefono, o internet. Ovvio. Senza più persone le centrali hanno retto per un po' ma poi si sono arrestate.

Prima del black-out totale su internet girava una notizia sulla probabile causa di diffusione del morbo. La droga.
Non è tanto improbabile a pensarci. All'inizio di tutta questa merdosa storia qualche trafficante di cocaina dalla Colombia trova il modo di violare la zona protetta, magari dando qualche mazzetta in giro, e qualche corriere, veicolo della malattia, diffonde il contagio. E dove arriva per primo? A Napoli, insieme alla droga.
Ci posso trovare perfino dell'ironia in questo.

Da allora, si è visto di tutto. Al diffondersi del contagio, quando ci si è accorti che portare gli infetti in ospedale non serviva a un cazzo di niente e anzi peggiorava solo la situazione, si è passati all'imporre il coprifuoco, con pattuglie di Polizia, Militari e Carabinieri che sorvegliavano le strade. Quelli sono stati i giorni peggiori. Quasi incessantemente si sentiva il rumore di spari, di urla, e i versi di quei cazzo di mostri.

Non vi ho ancora detto qual è la nuova razza dominante sul fottuto pianeta Terra, forse perché mi sento ancora ridicolo a sentirlo pronunciare dalle mie labbra, quasi come se fossi in uno di quei film horror di serie B che mandavano in onda a tarda notte in estate.

I miei nemici sono morti viventi.
Zombie.
Sono finito in un cazzo di film di Romero.

Col passare dei giorni il numero dei miei vicini di casa è diminuito, mentre quello dei cadaveri che gironzolano per le strade è aumentato. Da una settimana non si sentono nemmeno più spari, non si sentono più automobili o tv ad alto volume, non si sente più musica o voci di esseri umani. L'unica cosa che si sente a qualsiasi ora del giorno e della notte è lo schifoso suono dei versi di questi fottuti morti viventi, quasi a voler sottolineare la loro vittoria.

Ed io mi sento impazzire.

Non so dire perché tra tutti qui intorno proprio io sia sopravvissuto. Forse ho solo avuto culo. Non so se nelle immediate vicinanze ci sia qualcun altro che ancora respira. Non so un cazzo di niente. So solo che all'aggravarsi della situazione ho deciso che sarebbe stato meglio rimanere chiuso in casa, al riparo dietro le sbarre di ferro messe a porte e finestre per evitare le visite di qualche “topo d'appartamento”. Questo accadeva quasi un mese fa. Da allora sono uscito solo due volte. La prima volta è stata per andare in un piccolo supermercato vicino casa mia a fare scorta di acqua e viveri, ed è stato allora che ho trovato la Mitsubishi, ferma metà dentro e metà fuori al cortile di cui vi ho parlato. Quella volta non ho avuto incontri ravvicinati con i mostri, forse perché erano stati attirati lontano dagli spari dei militari. Da quanto sono riuscito a capire finora sono molto attratti dai rumori. Solo sulla via del ritorno ne vidi un gruppetto di 4 o 5 ma molto in lontananza, e scappai senza guardare indietro.

La mia seconda uscita è stata ieri.

Dopo essere passato a fare rifornimento di carburante mi sono diretto alla farmacia più vicina sperando di trovare ancora qualcosa dopo i saccheggi che ci sono stati all'aggravarsi della situazione. Ho lasciato il registratore in macchina e pure lo zaino, ho infilato la mia giacca di pelle, ho preso il fucile e ho infilato l'accetta nella cintura.

La porta della farmacia è sfondata, ma all'esterno non c'è niente di pericoloso. Spengo l'auto, ma non scendo subito, nel caso il rumore possa aver svegliato il lupo cattivo. Dopo 5 minuti in cui non ho neanche respirato e il mio cuore è andato a mille, sono sceso e camminando molto lentamente mi sono avvicinato alla farmacia. Se qualcuno mi avesse detto che prima o poi mi sarei trovato in una situazione del genere, come minimo gli avrei riso in faccia.


Scendo piano dal pick-up, facendo moltissima attenzione a fare il minimo rumore possibile aprendo e chiudendo la portiera, e mi avvicino al vetro sfondato della farmacia. Appena prima di dare uno sguardo all'interno mi accorgo che non ho portato la torcia. Fortunatamente il sole è alto e dentro si riesce a vedere qualcosa. Piano piano scivolo nella stanza. Sembra che sia passato un tornado lì dentro. Tutti gli espositori sono stati sbattuti da un lato, e tutto quello che contenevano ora è sul pavimento, che quasi non si vede sotto i cocci. Devo per forza infilarmi nella stanza dall'altro lato del bancone per cercare di portarmi via qualcosa. Cammino piano, attento a non fare rumore e con tutti i sensi all'erta. Mi siedo sul bancone e porto le gambe dall'altro lato.
All'improvviso qualcosa mi afferra una caviglia e mi scaraventa sul pavimento. Mi trascino sulla schiena con i piedi e con i gomiti cercando di allontanarmi e procurandomi parecchi tagli alla schiena e alle braccia sui cocci di vetro sparsi per terra. Davanti a me, steso nella semioscurità di questo lato della stanza, c'è uno di quei mostri. É una delle ragazze che lavoravano in questa farmacia, e se avessi un momento per riflettere credo che riuscirei anche a ricordami il suo nome. Ha ancora il camice indosso, anche se macchiato da parecchio sangue e sporcizia varia. La camicetta sotto il camice è aperta fino all'ombelico, rivelando uno squarcio nel mezzo del petto da cui si vede la gabbia toracica in frantumi. Sta lì seduta con la schiena appoggiata al bancone, ma poi inizia a trascinarsi con le mani verso di me. Credo abbia la colonna vertebrale spezzata e quindi non riesca a usare le gambe. Il tutto accade nel più assoluto silenzio, o almeno a me così sembra. Mi gira la testa e ho voglia di vomitare, non riesco a fare un cazzo di movimento. La guardo mentre si avvicina, senza riuscire a spostarmi. Solo quando mi afferra una caviglia mi risveglio dal mio torpore, le tiro un calcio in mezzo alla faccia e poi senza nemmeno pensarci le pianto l'accetta nel cranio. Il mostro stramazza sul pavimento, immobile, ma io non riesco a riprendermi. Il cuore sta per esplodere, ho il respiro affannoso e le orecchie come piene di ovatta. Mi servono 10 minuti buoni per riuscire a riprendermi. Mi rialzo lentamente e guardo quella cosa per terra, che una volta era una persona, e ora è un cadavere putrescente, immobile dietro il bancone di una farmacia, che fino a 5 minuti prima stava tentando di ammazzarmi.
Come cazzo è possibile che questa cosa potesse muoversi?
Mi do una scrollata, voglio andare via prima di fare altri brutti incontri. Do una rapida occhiata intorno, aprendo velocemente i cassetti del piccolo ripostiglio dove sono custoditi i medicinali. Riesco a trovare degli antibiotici, degli antidolorifici e dell'aspirina. Controllo anche nei cassetti del bancone. Trovo delle garze e 4 o 5 bottigliette di disinfettante. Porto tutto in auto e mi dirigo di corsa verso casa.

Ora sono sul divano, ho disinfettato e medicato i tagli che mi sono fatto sulla schiena e sulle braccia, anche se penso che in una situazione normale in un paio di punti avrei avuto bisogno di un po' di sutura. Sto bevendo un bicchiere di whisky. Il registratore, che porto attaccato al braccio sinistro in uno di quei porta-mp3 da jogging, mi avvisa che le batterie sono quasi esaurite. Mi sembra di averne un paio di riserva da qualche parte.

domenica

26 Giugno 2011

Mi sono alzato più nervoso del solito oggi, sarà per le poche ore che sono riuscito effettivamente a passare dormendo. La situazione stamattina sembra essere un po' migliorata, forse potrei anche provare a fare un giro fuori. Per quanto riesco a vedere, in strada sembra tutto abbastanza tranquillo. Potrei finalmente provare a raggiungere la farmacia e vedere se riesco a prendere qualcosa. L'altro giorno mi sono accorto che le mie scorte per il pronto soccorso si sono fatte esigue. Mi perseguita l'idea che in una situazione del genere se dovessi ammalarmi, non ci sarebbero dottori per curarmi.

Preparo il mio zaino, mettendoci dentro del disinfettante e delle bende, una bottiglietta d'acqua, un po' di pane e di salumi (non so mai quanto tempo potrei rimanere fuori, quindi meglio essere previdenti), e una spessa giacca di pelle. Fa caldo, ma nel caso la situazione diventasse brutta, meglio avere qualcosa di spesso addosso piuttosto che girare in maglietta.
Prima di uscire guardo il fucile da caccia di mio nonno. É un vecchio Beretta a canne parallele. Ad un certo punto ho sentito la necessità di avere un'arma, e cercando tra le vecchie cose di mio nonno ho trovato il suo fucile da caccia con una discreta riserva di munizioni sia a pallini che a palla singola. Non ho mai provato ad usarlo, ma credo che a più di 100 metri sarebbe abbastanza inutile. Decido lo stesso di portarlo, in qualsiasi caso mi fa sentire più sicuro che uscire a mani nude. Nello zainetto metto anche una piccola accetta per spaccare la legna. Non si sa mai.

Apro la porta di casa molto lentamente e guardandomi bene intorno. L'ultima cosa che voglio è farmi sorprendere come un idiota. Salgo a bordo del Mitsubishi L200 grigio parcheggiato nel cortile di casa mia. L'ho trovato non molto lontano da qui. Stava lì, con la portiera aperta e le chiavi inserite. Il proprietario doveva avere una gran fretta.
Non ci ho pensato due volte a prenderlo, in una situazione del genere meglio avere una macchina grossa e resistente. C'è ancora abbastanza carburante, ma prendo lo stesso qualche tanica vuota. La mia è una zona ancora abbastanza agricola, e molti qui hanno un trattore.
Molti hanno un trattore... cazzo, non mi sono ancora abituato all'idea che qui non c'è rimasto un cazzo di nessuno.
In qualsiasi caso, quello che sicuramente c'è ancora sono le cisterne piene di diesel agricolo che posso tranquillamente svuotare. Tanto chi mi può fermare, e se il carburante dovesse intasare il motore dell'auto, tanto peggio, ne cercherò un'altra.
Cerco di avere un atteggiamento ottimista.

Ma stavo raccontando come si è arrivato a tutto questo.

Già una settimana dopo dalla prima volta che ho ascoltato la notizia, era ovvio che la situazione fosse degenerata. Gli Stati Uniti chiusero le frontiere, all'inizio impedendo l'accesso solo a chi veniva dal Sud America, ma dopo un po' bloccarono del tutto qualsiasi scambio con altri paesi, eccezion fatta per scambi commerciali di beni di primaria necessità. Più o meno lo stesso comportamento venne assunto anche dall'Unione Europea, a cui si aggregarono tutti i paesi africani che affacciano sul Mediterraneo. Non so dire quale sia stato l'atteggiamento del resto del mondo.

Nonostante tutte le precauzioni, focolai di questa “malattia”, come veniva chiamata all'inizio, iniziarono a registrarsi in giro per il mondo, cominciando proprio da qui, dalla Campania. Nessuno riusciva a spiegarsi come si diffondesse, e perché colpisse prima in Europa che nel resto del pianeta. Dopo essere arrivata qui da noi, stando alle notizie dei tg e di internet, cominciò a dilagare per l'Europa e negli stessi giorni anche negli Stati Uniti e in Canada. Col diffondersi della malattia tutte le nazioni si chiusero del tutto, facendo affidamento solo sulle proprie risorse.


Per ora la strada è libera. É la seconda volta che esco da quando la malattia si è diffusa anche qui. Spero che mi vada bene come la prima volta. Entro nel cortile di una casa non lontano dalla mia, per fare rifornimento. Il cancello è chiuso, ma ho le chiavi perché è qui che ho trovato la Mitsubishi. I proprietari avevano una piccola produzione vinicola, un trattore e quindi carburante, conservato in una cisterna nel cortile della casa. Parcheggio il grosso pick-up a mo di barriera davanti all'entrata, per non fare entrare nessuno. Non mi va di chiudere il cancello, nel caso dovessi scappare in fretta.
La cisterna del carburante è piena ancora per ben più di metà. Riempio 4 o 5 taniche da 30 litri, sudando non poco per sistemarle nel cassone dell'auto. Il cortile è abbastanza vasto, ma è grosso modo quadrato, senza angoli ciechi, quindi posso tenerlo tranquillamente sott'occhio. La casa è all'altro lato del cortile rispetto a dove sono ora, a circa 50 metri. Le porte sono chiuse, ma non posso fare a meno di guardare sempre in quella direzione. E se uscisse qualcosa dalla porta all'improvviso? O sfondasse una finestra e si mettesse a correre verso di me? Ce la farei a correre in macchina e scappare?

Messa a posto anche l'ultima tanica, chiudo il cancello, per evitare che qualcosa entri, e salgo in macchina. C'è rimasto ancora del carburante nel serbatoio, quindi dovrò tornarci qui.

Il grande errore è stato portare i primi infetti negli ospedali. Ma d'altronde, cos'altro si poteva fare... non si sapeva ancora nulla... ma da lì questo morbo infernale del cazzo si è diffuso a tutto il resto della popolazione. Da allora, ogni sopravvissuto è rimasto solo a combattere per la propria vita.

Dalle mie parti, negli ultimi anni, erano stati portati dei militari che sulle loro camionette, insieme a uomini della Guardia di Finanza, facevano dei posti di blocco sulle strade o gironzolavano per i paesi tipo ricognizione. Dicevano che erano lì per la lotta contro la camorra.

Per giorni e giorni quando ormai si vedevano quei cazzo di mostri camminare per le strade e la gente moriva a vagonate, si sentiva nell'aria il suono intermittente delle mitragliette, piccole esplosioni, urla e lamenti, fino a che non si è sentito più nulla. Non so se perché alla fine avessero deciso di mollare, o se perché fossero morti tutti.

Sono arrivato alla farmacia e non voglio farmi sentire.

A presto.

giovedì

23 Giugno 2011

Sono giorni che sono chiuso dentro. Prigioniero in casa mia.
Che poi... uscire per cosa? Non è rimasto più niente lì fuori.

Sto registrando la mia voce per tre motivi:
  • Lasciare un documento per quello che verrà dopo, se verrà, quando verrà. Una prova che qualcuno qui è rimasto vivo, almeno per un po', e ha combattuto.
  • Sono solo da giorni ormai, e non parlare con nessuno, tenermi tutta questa merda dentro, mi sta facendo impazzire.
  • Coprire il rumore che viene da fuori.

Ma andiamo con ordine.



Come il Mondo si è fottuto alla grande.

Fino a quattro mesi fa la vita scorreva come al solito. Incasinata, noiosa, insoddisfacente, frenetica. La solita vita da “Paese Occidentale”.
Io vivo in Italia, al sud, in un paesino nella provincia di Caserta. In quella zona che ai telegiornali chiamano, o meglio chiamavano, in un milione di modi diversi; una zona distrutta dalla criminalità, dai politici, da noi stessi. Si, non ce la passavamo granché bene nemmeno prima... ma questo... perfino a me sembra troppo come punizione.
Però in Europa, stando alle notizie precedenti al black-out delle comunicazioni, siamo stati i primi. C'è di che essere orgogliosi!

Ero nella mia Peugeot 106 quando ho sentito per la prima volta la notizia, alla radio. Da qualche parte in Colombia, non ricordo precisamente dove, al confine con il Venezuela, era successo qualcosa, ma non si capiva bene cosa, né quando, né perché. Dicevano solo che, vista la totale mancanza di notizie, nessuno poteva entrare o uscire da una “zona sicura” che comprendeva vari territori di confine tra i due Stati. Chiuso lo spazio aereo, chiusi i porti, gli aeroporti, le stazioni ferroviarie, posti di blocco sulle strade. A sentire loro neanche una mosca poteva entrare o uscire dall'area senza essere individuata. Pensai che una cosa del genere era facile a dirsi, ma metterla in pratica doveva essere tutta un'altra cosa. Fatto sta che tornato a casa accesi il mio portatile e cercai qualche notizia.

A quanto pare il tutto era già vecchio di qualche giorno, forse una settimana. Parlavano di un attacco terroristico a quello che doveva essere una struttura di ricerca su non so quale malattia, che nascondeva un laboratorio in cui un gruppo di cervelloni studiava armi chimiche alternative.
Un commando di trafficanti di droga scopre la struttura, e per dare un “segnale” al governo, la attacca. A quanto pare nessuno ne è uscito vivo, ma qualcosa è stato diffuso nell'ambiente. Nessuno su internet, né tanto meno in tv o alla radio, sembrava sapere che cosa fosse questo qualcosa, se si trattasse di una malattia, un parassita, un fottuto nano travestito da clown o quant'altro.

Per giorni non ci sono state notizie ufficiali, a parte che il governo Colombiano si impegnava solennemente nella protezione dei cittadini. Dopodiché è stata attuata la quarantena delle “zone infette” e il prevedibile vaglio delle informazioni provenienti dal Sud America. Secondo le autorità era giusto oscurare siti, zittire radio e ammutolire i giornalisti “per non creare inutili allarmismi all'interno e all'esterno della zona protetta”.
Pochi giorni dopo l'istituzione della zona protetta è stata organizzata una grande conferenza mondiale a Miami, in cui moltissimi capi di stato si sono riuniti per cercare di capirci qualcosa, ma data l'assenza dei pezzi grossi della Colombia e del Venezuela per dare qualche spiegazione, pare che sia finita tra come spesso finiscono gli incontri tra politici che non capiscono bene cosa sta succedendo: urla e dichiarazioni di eterna vendetta.

In quei giorni ho passato parecchie ore davanti allo schermo del mio portatile, per cercare di sapere qualcosa di più, ma si sa come vanno queste cose. Si trova una notizia buona ogni mille cazzate. Sui siti, sui blog, sui social network, ognuno sembrava avere la propria opinione, ognuno dava una spiegazione diversa di quello che era successo, basandosi sul niente. Niente era quello che usciva dalla zona protetta. Nessuna informazione, nessuna dichiarazione, stop alle trasmissioni televisive e radiofoniche.
Fino a che non è apparso quel video.
Se ci penso mi viene in mente quel film di Mel Gibson, Signs. Quando nel film inizia l'invasione, alla tv si vede un “video amatoriale” girato ad una festa di bambini, dove ad un certo punto da dietro una siepe si vede per la prima volta un alieno.
Questa ripresa mi ha fatto lo stesso effetto.
Il video originale è stato rimosso dopo qualche ora, che però è bastata per farlo diffondere a macchia d'olio nella rete; era di qualità abbastanza scarsa, molto probabilmente fatto con un cellulare, e durava pochi secondi. Si vedevano questi due uomini che camminavano in mezzo a quello che poteva essere un parco, o una radura in una foresta, muovendosi in modo abbastanza scoordinato, come se fossero ubriachi o sotto l'effetto di qualche droga, e sembravano spaesati, come se non capissero bene cosa stesse succedendo intorno a loro. Niente di eccessivamente strano, voglio dire: un video di due tizi che avevano deciso di prendersi una bella sbronza all'ombra degli alberi... se non fosse che entrambi avevano grosse ferite ben visibili, e non parlo di graffi sul viso o occhi neri da scazzottata... uno dei due aveva uno squarcio nel torace grande abbastanza da vedere le costole. Già nel giro di pochi minuti il video aveva fatto il giro del mondo, come se chiunque avesse un computer stesse lì imbambolato ad aspettare anche la notizia più insignificante. Il video è girato su milioni di siti e come è normale che sia ognuno diceva la sua. In quei giorni mi trovavo abbastanza d'accordo con chi diceva che il video fosse uno scherzo fatto da ragazzi che volevano sfruttare la situazione per farsi quattro risate, perché... dai! che cazzo! chi poteva credere che gente così combinata potesse ancora andarsene in giro come se non fosse successo niente!

Troppo rumore, vado a controllare. Continuerò più tardi o nei prossimi giorni.
Almeno spero.

The Dead Flag Blues

The car is on fire, and there's no driver at the wheel
And the sewers are all muddied with a thousand lonely suicides
And a dark wind blows

The government is corrupt

And we're on so many drugs
With the radio on and the curtains drawn

We're trapped in the belly of this horrible machine

And the machine is bleeding to death

The sun has fallen down

And the billboards are all leering
And the flags are all dead at the top of their poles

It went like this:


The buildings tumbled in on themselves

Mothers clutching babies
Picked through the rubble
And pulled out their hair

The skyline was beautiful on fire

All twisted metal stretching upwards
Everything washed in a thin orange haze

I said, "Kiss me, you're beautiful -

These are truly the last days"

You grabbed my hand

And we fell into it
Like a daydream
Or a fever

We woke up one morning and fell a little further down

For sure it's the valley of death

I open up my wallet

And it's full of blood 

From f♯a♯∞- Godspeed You! Black Emperor