martedì

Edizione Riveduta e Corretta

The Dead Flag Blues è finito.
Lunga vita a The Dead Flag Blues!

Vi è piaciuto? No? In ogni caso grazie a chi ha seguito, anche se solo per un po'.

Per chi volesse, linko ad una edizione in PDF, completa, riveduta e corretta.
Non mi è dispiaciuto rileggere tutta la storia in un unico colpo, e spero che anche voi la apprezziate come ho fatto io.

Il blog resterà aperto e visibile, ma non verrà aggiunto altro. Quantomeno nulla riguardante la storia raccontata. Altre storie, più o meno collegate con quanto qui pubblicato continueranno ad essere caricate su http://myskiniscold.blogspot.it/.

Grazie a tutti di nuovo.

Controllate sempre di aver chiuso per bene le porte prima di andare a dormire.
Non fatevi prendere impreparati.

venerdì

13 Luglio 2012


Annotazione del Cpt. John Ripley, Allied Joint Force Command Naples.

Nessun sopravvissuto tra i civili autorganizzati che difendevano questa fattoria.

È stata una carneficina. Almeno 500 corpi tra i civili e i non-morti, contando solo quelli rimasti a terra. Una prima approssimazione fa pensare ad almeno 300 morti ambulanti andati via da qui.

In qualche modo i morti sono stati in grado di oltrepassare il recinto in muratura che corre lungo tutto il perimetro della fattoria. I vivi, ormai in trappola, non hanno potuto fare altro che difendersi, con le poche armi a disposizione. Hanno anche appiccato un incendio lungo uno dei muri esterni.

Deve essere successo tutto almeno una settimana fa. Quando siamo arrivati c’erano solo un piccolo gruppo di ambulanti al di fuori del perimetro esterno, ed altri 4 in un fienile. Uno di loro stringeva in mano il quaderno con il presente resoconto, al quale io sto aggiungendo l’ultimo tragico capitolo. I 4 soggetti, 3 maschi ed una femmina compresi tra i 25 e i 40 anni, sono tutto sommato in buono stato. Sono stati catturati per essere portati al Quartier Generale.

Tutti i corpi verranno bruciati su una pira, poi la stessa sorte toccherà agli edifici della fattoria. Dopodiché anche questo quadrante sarà pulito.

L’uomo che stringeva questo resoconto, nell’altra mano aveva anche la pagina con la sua presumibilmente ultima annotazione. L’ultima frase è scritta di fretta, quasi illeggibile per la fretta e la paura.

“4 Luglio 2012

Siamo nei guai. Stavolta non c’è via di scampo. Scrivo quest’ultimo capitolo sperando che qualcuno lo trovi e sappia cos’è successo qui. Sono chiuso in un fienile, con Marta e Davide. Davide è ferito ad una gamba e Marta cerca di soccorrerlo, mentre io li copro.

Sono due giorni che tentiamo di respingere questo assedio, ma ne arrivano sempre di più. È una fottuta apocalisse. Le munizioni stanno finendo, poi ci rimangono solo vanghe e bastoni. Abbiamo appiccato un incendio lungo il muro a sud, dove hanno fatto breccia. Ma oramai entrano dappertutto.

Nei giorni scorsi è aumentato il numero di morti nei dintorni. Ne arrivavano sempre di più, e noi abbiamo consumato troppe munizioni per liberarcene. Sembra quasi che sia stato tutto organizzato. Da chi?

Non possiamo fare più niente. Loro sono troppi, e non si stancano... noi siamo pochi, stanchi e senza munizioni.

NE È ENTRATO UNO NEL FIENILE!”




------FINE------

mercoledì

23 Maggio 2012


C’è qualcosa nell’aria. È come se fosse impregnata di elettricità. Ho un brutto presentimento. Negli ultimi giorni è aumentato il numero di Vagabondi nei dintorni della Casa nella Prateria (come chiamiamo la fattoria), e anzi un paio sono stati stesi mentre correvano a testa bassa verso la recinzione.
Non mi piace.
Ho la sensazione che ci sia qualcuno ad osservarci giorno e notte, ad aspettare, nell’ombra.
Ho paura che dovremo affrontare qualcosa di brutto.
Speriamo bene.

16 Maggio 2012


Ore 15.08

Fa caldo. O almeno penso che sia così. Io non lo sento. Non sento più niente, né caldo, né freddo, né dolore. A malapena conservo una vaga parvenza di tatto. L’udito e la vista si sono in qualche modo alterati, forse peggiorando. L’unica cosa che sento veramente è una gran fame. In centro non è rimasto nessuno. Nessuno vivo, ovviamente. Provo disgusto alla vista di tutti quei cadaveri che girano per le strade. Mi ripugna la vista di quei corpi massacrati che nonostante tutto continuano a “vivere”. Ne ho sterminati un numero enorme, eppure sembrano essere sempre di più.
Mi guardo allo specchio e provo repulsione, perché sono come loro, eppure in qualche modo sono diverso. Da questo olocausto sono nate due nuove specie, e solo una dominerà il mondo come gli umani lo hanno dominato a loro tempo, e per farlo avremo bisogno di questi stessi umani. Per questo tutti gli altri saranno spazzati via. Ma per attuare questo piano, i vivi devono essere spezzati, e ci sono tanti modi per farlo.
L’altro mi ha riferito di un gruppo di vivi, organizzati e con armi,nascosti in una fattoria non molto lontano da qui.
Uccidere quelli armati e catturare gli altri.
Così sia.

lunedì

Comunicazione di Servizio

Scrivo questo post (che non fa parte della storia qui raccontata) per segnalare a tutti i miei lettori (ammeso che ce ne siano), la nascita di un nuovo blog: My Skin is Cold (http://myskiniscold.blogspot.it/).
Questo nuovo blog raccoglierà storie varie, più o meno collegate a quanto raccontato in The Dead Flag Blues ma comunque indipendenti da esso (potete tranquillamente leggere The Dead Flag Blues senza preoccuparvi che qualcosa di importante appaia su My Skin is Cold, e potrete leggere le storie di My Skin is Cold tranquillamente senza aver letto The Dead Flag Blues).

Detto questo, mi ritiro nel mio antro buio a smozzicare una coscia avanzata da ieri.

Braaaaaaains!

domenica

29 Aprile 2012


La fattoria in cui ci hanno portato questi tizi è grande, con tante stanze, una dependance staccata dall’edificio principale e un paio di grossi capannoni usati come stalle o deposito per i macchinari agricoli. Un grande terreno, con orti e recinti per gli animali, il tutto delimitato da un solido muro di mattoni alto circa 3 metri. C’è anche una nutrita colonia di gatti, che sospetto si sia allargata accogliendo dei randagi da quando i legittimi proprietari del terreno sono scomparsi, ed un paio di grossi cani pastori.

Enzo è in convalescenza in una delle camere della piccola dependance, un paio di medici si sono presi cura di lui ed ora è fuori pericolo, ma non camminerà mai più normalmente. Angela adesso è con le altre donne al fiume (che più che altro è un piccolo ruscelletto che attraversa le terre della fattoria) a fare il bucato. Io sto con un gruppo di dieci persone, e stiamo andando in città a cercare qualsiasi cosa utile. Quando hanno sentito il racconto di come ho tirato avanti da quando tutto questo è cominciato, mi hanno messo con il “reparto operativo”. In pratica, di giorno andiamo in giro a tentare di non farci ammazzare e di notte stiamo di guardia lungo il muro che circonda la fattoria.
Ma mi sta bene, cazzo se mi sta bene. Qui ho mangiato pane ancora caldo. Non ho idea di quando sia successo l’ultima volta. C’è un forno a legna qui, con cui ci facciamo il pane, la pizza. Ogni tanto ammazziamo qualche pollo e ce lo facciamo arrosto.
Sono nel fottuto paradiso, e non una volta tutto questo è stato minacciato da quei cazzo di mostri. Certo, ogni tanto qualcuno si fa vedere, ma c’è sempre uno dei nostri di guardia che lo fredda prima che si avvicini troppo. Ma comunque non credo che siano in grado di scavalcare il muro. Il cancello principale, così come quello secondario, è bello solido e bloccato da un grosso trattore, di modo che anche un grosso gruppo di loro non sarebbe mai in grado di sfondarlo.

A bordo del Lince, sulla strada per non so quale centro abitato, l’atmosfera non è cupa. Si scherza, si ride, qualcuno accende un sigaro. Molti sono eccitati, soprattutto i militari (sono una buona parte di noi, ma per lo più siamo civili), che credo si divertano a far saltare un paio di teste. Io me ne sto in disparte, e per questo a volte mi prendono anche in giro, ma io non sono come loro. Sono stanco di tutto questo, ed eviterei volentieri di andare qua e là ad ammazzare cadaveri ambulanti, ma se è il prezzo che devo pagare per avere un letto comodo ed un piatto caldo ogni sera, ben venga.